Il coraggio della ricerca 


Nei mesi di maggio e giugno 2016 la Cooperativa "Benedetta Bianchi Porro" (gmbenedetta.it) ha organizzato a  Bolzano un seminario innovativo rivolto alla prevenzione dei disturbi di apprendimento, dal titolo Scrittura e linguaggio per apprendere gli errori da evitare. 

È bello raccontare come il modello di prevenzione del disagio dei bambini, che è lo spirito che anima il lavoro della cooperativa  stia dando vita a tante attività nel territorio di Bolzano  e in prospettiva, anche in altre regioni. Questa attività è nata come spesso accade da un incontro. In questo caso è stata la fondatrice della cooperativa, Margherita Zerbi, una coraggiosa e infaticabile quanto tenace studiosa di grafologia a riunire  persone  con percorsi di studio differenti: dalla medicina alla psicologia, dalla grafologia all’optometria, dalla formazione alla recitazione. Un gruppo di studiosi che arrivano da  differenti parti di Italia,  che si sono conosciuti  e uniti per realizzare un progetto che sta a cuore a ciascuno di loro: aiutare i bambini nel percorso di apprendimento. Fornire  strumenti  utili agli educatori, ai genitori, ai nonni, agli insegnanti, perché possano aiutarli nella crescita.Il seminario ha preso  le mosse  dagli errori da evitare:   possiamo pensare che mentre è indispensabile quando infiliamo a un bambino un paio di sci, insegnargli per prima cosa come fermarsi,  anche se necessario buttandosi  a terra, tendiamo a pensare  che nell’apprendimento non occorra mai buttarsi a terra, che imparare non sia rischioso. Nessuno, si obietterà,  si spezza una mano scrivendo. 

Eppure, come in tutte le cose della vita è di estrema importanza, partire nel modo giusto. 

La complessità del sistema nervoso è tale e la capacità di adattamento umana così elevata, che nei primi anni di vita si possono acquisire abitudini controproducenti e dannose, in grado di fare danni in silenzio, senza che ce ne si renda conto. Posture molto scorrette possono interferire con i complessi meccanismi di sviluppo dei muscoli preposti a scrivere. Il bambino che si accorge di scrivere peggio degli altri incomincia a sentire dentro di sé dei sentimenti di inferiorità e incomincia a sentire che il compito che gli affidano è superiore alle sue forze. Ecco che imparare per lui diventerà un’esperienza che si lega a una sofferenza e non al piacere. Allora cercherà di sottrarsi in tutti i modi: volevamo insegnargli l’amore per la conoscenza e gli abbiamo insegnato la paura di farlo.  


Un secondo grande errore è non fare più prevenzione. 


La bellezza di prevenire i problemi, è che ciò che si previene non si manifesterà. 

Cosa significa questo? Pensiamo alla possibilità di risparmiare ai bambini esperienze di frustrazione che si possono evitare. La vita ne ha in serbo così tante! e che bello vederli crescere con quella fiducia in se stessi che caratterizza ogni bambino felice.  

Ma semplice non significa banale. Ecco quindi che Lorenzo Lorusso, medico neurologo, ha spiegato i complessi meccanismi neurofisiologici che stanno alla base di un’attività come la scrittura, che consideriamo un po’ scontata e sulla quale dobbiamo invece mantenere   massima l’attenzione, perché scrivere è un potente farmaco per lo sviluppo della nostra intelligenza.

Oggi scriviamo sempre meno a mano, la consideriamo un’attività secondaria, utile al massimo  per prendere degli appunti, senza dare particolare attenzione alla forma e alla qualità. Soprattutto scrivono, e leggono sempre meno i nostri ragazzi, che non fanno più l’esperienza della calligrafia, la bella scrittura.

Perché la scrittura è una medicina? Perché scrivere impegna totalmente il nostro sistema nervoso, coinvolge la nostra capacità di ragionamento, riflessione. Inoltre, pur essendo un’attività intellettuale, nasce e si sviluppa grazie all’armonia del nostro corpo, alla capacità di coordinazione dei nostri muscoli, alla sensibilità ritmica del  sistema nervoso. Coinvolge i nostri sensi e il nostro organismo intero. 




La visione e la scrittura 


Si pensa che scrivere sia esclusivamente legato al pensiero e alla mano:  ecco un altro errore, un’altra svista sul terreno dell’apprendimento. Elke Dollinger è un’optometrista. Il suo lavoro consiste nell’insegnare attraverso un particolare training visivo  a vedere meglio. I suoi clienti non sono però persone che vedono poco e portano gli occhiali. Anche. Ma i suoi clienti sono soprattutto bambini che spesso hanno una buona capacità visiva ma non vedono bene. 

Perché? Elke ci ha accompagnati con leggerezza e competenza, nel complesso mondo del vedere. Ci ha insegnato che la vista non è la visione. Noi spesso pensiamo che se il bambino ha 10 decimi allora vede bene. 

Molti bambini sani e intelligenti non hanno sviluppato una buona visione perché non hanno imparato a utilizzare simultaneamente gli occhi e quindi sprecano tante energie per cercare di mettere a fuoco le parole che danzano davanti ai loro occhi sulla carta minacciosamente. Spesso però, se non si sottopone il bambino a una visita optometrica accurata, non ci si rende conto della vera difficoltà del bambino. Teniamo presente che per per lui quello che vede è normale. Non ha la possibilità di dire a qualcuno che non vede bene. Spesso un bambino con queste difficoltà viene tacciato  di essere iperattivo, disturbatore, disattento, svogliato, non interessato. Ma chi di noi potrebbe essere interessato a vedere un mucchio di lettere confuse che non riesce a decifrare? 

Allora il bambino si trova due opzioni, o disturba così almeno verrà preso in considerazione, non fosse altro che per trovare un modo per poter insegnare in pace, oppure richiudendosi in se stesso e rinunciando: sta crescendo la massa di bambini silenziosi, pieni di paure, che di fronte alle difficoltà si ritirano in loro stessi, che si intimidiscono e rinunciano. Sono quei bambini che tendono a essere un po’ dimenticati perché non disturbano sono educati, ma soffrono tantissimo. 




La cooperativa Benedetta Bianchi Porro


Il team è costituito da Lorenzo Lorusso, neurologo, Fabiola Pagan, grafologa, Clelia Sedda formatrice e attrice, Elke Dollinger, optometrista e Cristina Cattaneo, psicoterapeuta. L’anima della cooperativa è naturalmente margherita Zerbi, fondatrice  e cuore pulsante del gruppo. Colgo l’occasione di questo resoconto, per mettere in luce le qualità umane e lo sguardo lucido di questa donna infaticabile, senza la quale non vi sarebbe stata la Cooperativa e grazie alla quale molti genitori hanno trovato un’indicazione in momenti difficili della loro vita, per aiutare i loro bambini. Gli antefatti di questo racconto partono diversi decenni or sono, quando Margherita si avvicinò allo studio della grafologia, dedicando da essa tutta la sua passione e dedizione. Aveva avuto, nel pieno della sua vita, la possibilità di scoprire uno strumento  che, una volta padroneggiato, si sarebbe rivelato di grande aiuto nella conoscenza dell’animo umano e ora aveva la possibilità di  poter aiutare le persone e soprattutto i bambini a vivere con maggior gioia e pienezza.   




La scrittura e la personalità 


Saper tenere il proprio spazio senza invadere lo spazio altrui, è sia una competenza grafica che una capacità umana e relazionale, saper dare a ogni gesto il suo tempo il suo spazio senza correre troppo avanti anticipando i tempi, né arretrare, arrivando sempre in ritardo, sono capacità analogiche che si riflettono in tutti i settori nei quali ci troviamo a operare. E sono presenti nella scrittura. Se andiamo nel mondo pieni di entusiasmo e fiducia la nostra scrittura riflette con le rotondità la nostra propensione, così se siamo molto difesi, i nostri muscoli saranno più contratti e i sensi all’erta, e avremo una scrittura angolosa.
Con tanti esempi chiari e semplici Fabiola Pagan e Margherita Zerbi ci hanno introdotto nel mondo della grafologia, soprattutto ha mostrato scritture di bambini che stanno bene e scritture di bambini che hanno tensioni e difficoltà ma tendono a nasconderle. Ha insegnato i principali segni di allarme, semplificando una disciplina complessa come la grafologia. 



http://www.gmbenedetta.it



Un esempio di successo nel trattamento precoce
(il prima a sinistra e il dopo trattamento a destra)